Lavoro e Dottrina Sociale della Chiesa

Da quando esiste, la Chiesa ha sempre promosso un pensiero sociale: il Vangelo, infatti, ha impegnato la chiesa non solo nell’opera della salvezza ultraterrena dell’umanità, ma – per giungere a quella – anche nella missione di illuminare gli uomini perché la giustizia regnasse sulla terra.
L’insegnamento sociale della Chiesa, pertanto, è stato una preoccupazione costante fin dall’epoca dei Padri della Chiesa e poi del Medioevo.
Tuttavia fu con l’avvento della Rivoluzione Industriale che si sentì più acuto il bisogno di una parola illuminatrice della Chiesa per affrontare la c.d. questione sociale, sorta dal nascere delle due nuove classi sociali, quella dei datori di lavoro e quella dei prestatori d’opera.
Davanti alle situazioni disumane create dalla Rivoluzione industriale, in campo cattolico, dapprima laici, preti e vescovi danno vita a migliaia di iniziative di “pronto intervento” e di protesta. Tuttavia i cattolici avvertono la necessità crescente di coordinare la loro azione e il loro pensiero. Molti vescovi pensano che per fissare le linee-guida dei cristiani occorra un intervento ufficiale del Papa.
Il primo Pontefice a scrivere su questa materia fu Leone XIII con l’enciclica che promulgò il 15 maggio 1891 e che, dalle parole con cui inizia, fu detta “Rerum novarum”. Questa è considerata la prima, in ordine cronologico, delle varie «encicliche sociali» che, alla luce della Rivelazione e della Tradizione della Chiesa, riflettono sulla persona umana, sulla famiglia, sul lavoro, sull’economia, sulla politica, sull’ambiente.

FRANCESCO: LAUDATO SI’ (2015)
L’Enciclica Laudato si’ conferma la svolata impressa alla Chiesa dal Pontificato di francesco. L’enciclica affronta un tema molto attuale, quello della crisi ecologica ed afferma la necessità di pensare la questione ecologica in termini di “ecologia integrale”, comprendendo cioè tutte le dimensioni del problema (ambientale, sociale, culturale, educativa, etica e spirituale). “Dal momento che tutto è intimamente relazionato e che gli attuali problemi richiedono uno sguardo che tenga conto di tutti gli aspetti della crisi mondiale, propongo di soffermarci adesso a riflettere sui diversi elementi di una ecologia integrale, che comprenda chiaramente le dimensioni umane e sociali“.

BENEDETTO XVI: CARITAS IN VERITATE (2009)
Benedetto XVI parla di vocazione allo sviluppo, evidenziandone il valore trascendente e teologico. Nella Caritas in veritate l’impresa, l’imprenditore, l’imprenditorialità vengono citati una cinquantina di volte. Non era mai successo nella storia di tutte le encicliche sociali. Benedetto XVI nella Caritas in veritate parla esplicitamente della Responsabilità Sociale dell’Impresa (RSI). Una responsabilità che riguarda non solamente gli azionisti, ma anche i dipendenti, la risorsa più preziosa per la sostenibilità dell’impresa nel lungo periodo, le comunità locali, le istituzioni locali, i clienti, i fornitori, le generazioni future, l’ambiente. Secondo Benedetto XVI, mercato e Stato non sono in grado da soli di assicurare il bene comune. Occorre una componente di gratuità e di dono che caratterizza grande parte del terzo settore di cui poco si parla nel nostro Paese, ma che sta dando un grande contributo all’occupazione soprattutto giovanile.

Pontificio Consiglio Giustizia e Pace: COMPENDIO DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA –  IL LAVORO UMANO (2005)
Il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa è stato voluto da Giovanni Paolo II per esporre in maniera sintetica ma esauriente l’insegnamento sociale della Chiesa. La lettura di queste pagine è proposta per sostenere e spronare l’azione dei cristiani in campo sociale. Ciascun credente deve imparare prima di tutto ad obbedire al Signore con la fortezza della fede, sull’esempio di San pietro “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti” (Lc 5,5). 
Ogni lettore di “buona volontà” potrà conoscere i motivi che spingono la Chiesa a intervenire con una dottrina in campo sociale, a prima vista non di sua competenza, e le ragioni per un incontro, un dialogo, una collaborazione per servire il bene comune.

GIOVANNI PAOLO II: CENTESIMUS ANNUS (1991)
Si esalta l’economia d’impresa come via per lo sviluppo e la costruzione del bene comune. Nella Centesimus annus sono chiaramente enucleati i tre grandi pilastri dello sviluppo: il mercato, lo Stato, la società civile. In definitiva, con la Sollicitudo rei socialis e la Centesimus annus si sposta l’attenzione del pensiero sociale della Chiesa dalla distribuzione alla produzione della ricchezza, dove giocano un ruolo cruciale gli imprenditori come attori fondamentali dello sviluppo per il bene comune.

GIOVANNI PAOLO II: SOLLICITUDO REI SOCIALIS (1987)
Sul piano della Dottrina Sociale della Chiesa, assistiamo ad una vera e propria svolta perché viene esaltata la libertà di intraprendere e condannati i sistemi che decidono dall’alto i destini degli uomini, con apparati burocratici che soffocano la creatività dei singoli e appiattiscono le coscienze. Dopo due anni dalla Sollicitudo rei socialis, nel novembre del 1989, cadrà il muro di Berlino e nel 1991 imploderà il sistema sovietico.

GIOVANNI PAOLO II: LABOREM EXERCENS (1981)
Nell’enciclica, Giovanni Paolo II mette in guardia dai gravi rischi dell’economicismo in cui tutto viene ridotto alla mera sfera economica, tralasciando tutti gli altri valori e, in particolare, quelli spirituali. L’economia non si può spiegare con la sola economia e l’ordine sociale è superiore all’ordine economico. La separazione dell’etica dall’economia produce gravissimi danni perché viene negato il valore del bene comune. E la massima espressione dell’etica è il bene comune.

PAOLO VI: OCTOGESIMA ADVENIENS (1971)
In occasione dell’ottantesimo anniversario della Rerum novarum il Papa riflette sulla società post-industriale con tutti i suoi complessi problemi, rivelando l’insufficienza delle ideologie a rispondere a tali sfide: urbanizzazione, la condizione giovanile, la situazione della donna, la disoccupazione, le discriminazioni, l’emigrazione, il problema demografico, l’influsso dei mezzi di comunicazione sociale, l’ambiente  naturale.

PAOLO VI: POPULORUM PROGRESSIO (1967)
Paolo VI dà voce a tutti i popoli del mondo afflitti dalla povertà, nel segno del Vangelo e della fratellanza umana. Si distingue tra crescita e sviluppo. Lo sviluppo è il nuovo nome della pace e va coniugato con il bene comune, che è bene di tutti e di ciascuno. Nessuno deve essere escluso dai processi di sviluppo, Il Magistero sociale della Chiesa rileva con Paolo VI che l’interdipendenza tra gli uomini e tra le Nazioni acquista una dimensione morale e determina le relazioni nel mondo sotto il profilo economico, culturale, politico e religioso.

GIOVANNI XXIII: PACEM IN TERRIS (1963)
Giovanni XXIII mette in evidenza il tema della pace, in un’epoca segnata dalla proliferazione nucleare. L’enciclica contiene, inoltre, una prima approfondita riflessione della Chiesa sui diritti. Essa prosegue e completa il discorso della Mater et magistra e, nella direzione indicata da Leone XIII, sottolinea l’importanza della collaborazione tra tutti. È compito di tutti gli uomini di buona volontà ricomporre i rapporti della convivenza nella verità, nella giustizia, nell’amore, nella libertà.

GIOVANNI XXIII: LA MATER ET MAGISTRA (1961)
Con Giovanni XXIII si introduce il principio fondamentale che la Dottrina Sociale della Chiesa è rivolta a tutti gli uomini di buona volontà. Gli anni sessanta aprono orizzonti promettenti: la ripresa dopo le devastazioni della guerra, l’inizio della decolonizzazione, i primi timidi segnali di un disgelo nei rapporti tra i due blocchi, americano e sovietico. La questione sociale si sta universalizzando e coinvolge tutti i Paesi.

PIO XI: LA QUADRAGESIMO ANNO (1931)
Nell’enciclica si afferma che è un grave errore la separazione tra etica ed economia. Viene introdotto il principio di sussidiarietà per cui l’ente superiore non deve fare mai quello che l’ente inferiore è in grado di fare benissimo da solo. Viene condannata la concentrazione della ricchezza in poche mani ai tempi della grande crisi del 1929.

LEONE XIII : LA RERUM NOVARUM (1891)
La Rerum novarum del 1891 di Leone XIII affronta il grave problema della questione operaia nel tempo delle prime rivoluzioni industriali. Leone XIII rifiuta il conflitto tra capitale e lavoro e invoca la via della solidarietà.